Serata d’autore CFO con Micaela Zuliani di Scuola di Boudoir, sul canale youtube. Qui un estratto. La forza irriverente del Boudoir per stravolgere l’immagine della donna da oggetto sessuale maschile a Donna consapevole di se stessa. Il Boudoir come forma di libertà sottile e potente per sdoganare l’immagine della Donna attuale. Clicca sull’immagine sotto
Scuola di Boudoir vi mostra in questo video come creare diversi set Boudoir per i vostri servizi fotografici. Scuola di Boudoir, la prima e unica scuola del settore. Micaela Zuliani fondatrice e insegnante Boudoir , opera dal 2010. http://www.scuoladiboudoir.com http://www.micaelazuliani.com
Lo ammetto sono molto emozionata! Ricordo ancora dieci anni fa quando ho iniziato a lavorare nel Boudoir che guardavo con grande ammirazione Marissa di The Boudoir Divas, la prima fotografa a livello internazionale ad aver strutturato e dato vita a questo settore. Un onore per me, per noi, poterla ospitare sul nostro canale con questa intervista, che ho voluto fortemente e che sono certa sarà fonte di consigli preziosi per tutti voi. L’intervista è in lingua originale e tradotta in lingua italiana dalla nostra Henryka Glow. Sotto trovate i due video su youtube e il testo scritto in entrambe le lingue. Micaela Zuliani
Nei corsi che tengo di fotografia Boudoir o sui libri pubblicati, mostro come un soggetto può apparire snello o grosso a seconda di vari fattori, come la lente usata, la distanza e altezza che si tiene dal nostro soggetto, le pose. L’errore più frequente è quello di pensare che un corpo non cambi, in realtà può variare veramente tanto a seconda di chi fotografa, tutto sta nell’osservare i punti forti e i punti da nascondere affinchè il soggetto venga valorizzato al meglio. In questo momento in cui non è possibile tenere corsi a causa del coronavirus, ho ritenuto utile fare una rubrica in cui utilizzo me stessa come esempio per dimostrare le varie differenze. I suggerimenti che seguono sono validi sia per i fotografi, sia per le donne che vogliono farsi degli autoritratti sensuali, in quanto i principi di massima sono i medesimi. Ci tengo a fare una premessa doverosa: da dieci anni amo realizzare autoritratti ma solitamente hanno un fine più emozionale e meno sensuale, l’approccio è diverso per me, nel senso che punto sul messaggio o stato d’animo anche se uso il corpo e non viceversa, inoltre bisogna tenere conto che le fotografie che seguiranno sono difficili da fare perchè si devono considerare tante cose contemporaneamente e la mobilità è più limitata. Quindi ci saranno degli errori che con un soggetto magari non farei. Ad ogni modo penso che possa servire. Gli scatti sono di proposito senza alcuna post produzione, mi piace rimarcare l’importanza dell’autenticità e dimostrare che anche una donna di quasi 50anni (io) possa essere sensuale o sexy con inestetismi e senza possedere un fisico da topmodel. Spero che gradirete la lettura. Micaela
CON LA FOTOCAMERA
Per realizzare questi scatti serve solo una fotocamera, senza cavalletto e telecomando perchè in questo articolo parlerò degli autoritratti allo specchio. La luce è naturale, proveniente dalla finestra (laterale), smorzata dalla tenda. La prima cosa che bisogna fare è un’analisi del corpo: quali sono le parti da nascondere o mimetizzare e quali le parti migliori ? Nel mio caso la pancia è sicuramente la parte che non amo mostrare, dovrei fare gli addominali ma sono pigra. Le parti migliori sono sicuramente le gambe che grazie al cielo non hanno smagliature o cellulite e il seno che, se sostenuto da un reggiseno di taglia giusta, può essere un bel decoltè. Per la pancia il suggerimento è quello di usare kimono, pelliccia, camicia, accappatoio ecc. lasciati aperti ma che riducono a livello visivo il contorno della vita, ovvero i fianchi. Dato che vi voglio molto bene 😉 potevo scegliere qualcosa di più coprente o facile tipo una coperta, ma ci tenevo a farvi vedere come la corporatura cambia a seconda della posa utilizzata, delle braccia/mani usate per nascondere i fianchi o della scelta della lingerie per spezzare la zona centrale. Se cliccate sulla scheda potete leggere meglio le mie annotazioni.
Due tipi di culotte a vita alta contenitivo: quella a sinistra è più alta ma su di me fa un blocco che non mi piace, per cui ho scelto una più bassa, a destra. Vedete come cambia il corpo se non si sta dritte, ma si crea una curva? Non ho tirato in dentro la pancia. La mano l’ho usata per coprire il fianco. I fianchi vengono nascosti. Le linee rosse significano erroreQuesta serie non mi soddisfa, infatti le ho scartate tutte.Create sempre una curva col corpo, risulta più snello, sensuale, dinamico.Questi sono i provini senza post che preferisco e che ho usato per convertirle in foto in bianco e nero.
Se nella galleria precedente ho trattato la pancia, in quella successiva dò la priorità alle gambe (foto scattate qualche mese fa).
Nelle fotografie sotto invece ho valorizzato il seno, nascosto la pancia con la giacca nera che si confonde con lo sfondo nero.
CON IL CELLULARE
Col cellulare sicuramente tutto è diverso, perchè non hai il peso della fotocamera, riesci a muoverti più liberamente e il grandangolo permette una più ampia inquadratura. Attenzione però all’effetto di distorsione, che se tenuto troppo vicino al viso deforma la vostra immagine. Le foto sotto mi piacciono, ma per fare gli autoritratti di solito uso la fotocamera, anche se tra cavalletto e telecomando diventa un’impresa non indifferente.
Sotto una dimostrazione di come certe pose possono essere usate per noi stesse o per i soggetti ritratti.
Se volete approfondire l’argomento vi ricordo i due libri che ho scritto, nel secondo “Le pose Boudoir” rappresentate sono 350! https://scuoladiboudoir.com/libri/
A ogni epoca il suo underwear, a ogni civiltà la sua sottoveste. Scopriamo in un viaggio nel tempo cosa si celava nel cassetto della lingerie delle donne, dalle epoche più remote a oggi.
Le prime tracce di biancheria intima risalgono all’antico Egitto, quando le donne aristocratiche indossavano sottovesti sotto i propri indumenti. Più tardi a Roma, invece, mentre gli uomini preferivano non portare nulla sotto la tunica, le donne contenevano i seni dentro un mammillare, ovvero una fascia di pelle, antenato illustre del moderno reggiseno. A quei tempi per l’attività sportiva oltre che il petto, c’era l’uso di fasciarsi le parti basse, il supparum e il subligaculum erano pezzi di lino passati tra le cosce e fasciati intorno alla vita, anche dalle donne.
Quelli del Medioevo potrebbero essere stati secoli bui anche per le mutande, eppure, resta curioso il caso di un altro capo di intimo: la giarrettiera. Nel 1374, infatti, Edoardo III d’Inghilterra fondò stranamente un nobilissimo ordine intitolato proprio al laccetto che stringeva le calze sulle cosce, tanto degli uomini che delle donne. Secondo fonti non accreditate, il più antico ed eccezionalmente esclusivo ordine cavalleresco del Regno Unito prenderebbe il nome da un episodio che vede protagonista lo stesso sovrano: al solo fine di aiutare a indossarla di nuovo, Edoardo raccolse la giarrettiera della contessa Giovanna di Kent, scivolatale accidentalmente dalla gamba nel corso di un ballo. «Vituperato sia chi ne pensa male», gridò poi per mettere a tacere bisbigli e gridolini che si erano sollevati nella sala. Comunque sia andata, la giarrettiera sormonta il famoso stemma dell’ordine e queste parole costituiscono il motto inciso sul blasone.
Le mutande, invece, sono frutto della mente ingegnosa e pragmatica di Caterina de’ Medici che le indossava per proteggere l’intimità durante le passeggiate a cavallo. Presto diventano un accessorio di lusso con ricami, laccetti e pietre prima che la Chiesa ne proibisca l’utilizzo.
Quel bellissimo strumento di tortura che passa sotto il nome di bustino arriva invece nel guardaroba femminile intorno al 1600. Si tratta di un corsetto costruito con stecche di balena e chiuso da ganci che serviva per modellare il punto vita fino a farlo diventare il più piccolo e affusolato possibile. Nei secoli, si registreranno addirittura morti per soffocamento per l’utilizzo estremo di questo accessorio intimo.
Tornando ai mutandoni, questi ripresero ad essere indossati con l’avvento della crinolina. Anch’esso capo di intimo, si tratta di quella struttura circolare e rigida (appunto perché in origine fatte di crine) che nell’ottocento gonfiava le gonne a dismisura, accentuando così la sottigliezza della vita di chi le indossava. Mamma della crinolina era stato il guardinfante, così chiamato perché pensato nei due secoli precedenti per difendere dagli urti l’addome delle donne incinte. Figlia della crinolina, invece, la tournure che, come la crinolina, siamo abituati a vedere in dipinti d’epoca o in pellicole in costume: sottogonna rotondeggiante, capace di far gonfiare il fondoschiena delle signore al pari di un pallone.
Si deve al Novecento l’introduzione della lingerie femminile che ancora oggi s’indossa. Il reggiseno nasce da un esperimento di una signora newyorkese, Caresse Crosby, che crea una sorta di fazzoletto incrociato con nastri per sorreggere il petto. I corsetti, intanto, vengono visti come un retaggio del passato, mentre i mutandoni iniziano ad accorciarsi fino a diventare uno slip.
1920
I ruggenti anni 20 vedono la nascita della moda “Garçonne” che prediligeva un seno piccolo e una silhouette mascolina, più snella e dai fianchi stretti. Il reggiseno detronizza definitivamente il corsetto, fino a diventare addirittura una fascia pensata per nascondere al massimo il seno.
1930
Il corsetto, ormai antiquato e decisamente soffocante, evolve pian piano in una guaina e i fratelli Warner introducono differenti taglie di coppa – dalla A alla E – e le spalline elastiche. La lingerie diventa più confortevole e discreta.
1940
Dopo 10 anni di ricerca, il nylon fa finalmente la sua comparsa. Rivoluzionando in particolar modo il reggiseno, che cambia radicalmente tutto l’universo della lingerie. Arrivato proprio al momento giusto – durante la seconda guerra mondiale – è efficace (unico, brillante, solido, si asciuga in fretta e si slabbra raramente) ed economico.
1950
La moda Pin-Up riporta in auge le forme del corpo femminile. I reggiseni a balconcino e i guêpières evidenziano le curve dando ancora più importanza all’aspetto sensuale della lingerie. Seno abbondante, vita stretta e fianchi larghi diventano i nuovi canoni di bellezza.
1960
Le autoreggenti tornano nell’ombra, con l’arrivo della minigonna è il momento dei collant. Gli anni ‘60 segnano l’arrivo dei colori e delle fantasie originali.
1970
Maggio 1968: la rivoluzione sessuale, il femminismo e la presa di coscienza del proprio corpo hanno un ruolo non indifferente nella costante evoluzione della lingerie. Parallelamente ai reggiseni bruciati, però, la moda hippie riporta alla ribalta il pizzo. Donne, un eterno paradosso!
1980
Il grande ritorno delle autoreggenti e dei reggicalze: agganciati a corsetti e guêpières diventano un potente simbolo di femminilità, erotismo e seduzione. Tra gli uomini, il reggicalze non è solo oggetto di fantasie erotiche, ma soprattutto di feticismo. La sensualità è mostrata senza tabù né limiti: i pezzi forti sono il tanga e le autoreggenti.
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SCELTA DI UNA FOTO : spesso abbiamo foto APPARENTEMENTE simili che un buon occhio allenato vede comunque come molto diverse tra loro, il giusto e il sbagliato non esiste in foto, ma la consapevolezza e la scelta del fotografo. Tanti fotografi pubblicano a caso, perchè non vedono certi particolari, o peggio pubblicano foto simili tra loro, non AVENDO FATTO UNA SCELTA CONSAPEVOLE. In questo caso ho due foto: la prima è più muscolare, la seconda è piu dolce emozionale, vediamo nel dettaglio. Nella PRIMA la linea del mento e del collo sono più accentuate, marcate, come il muscolo del braccia che è in tensione, valorizzando la fisicità e la muscolatura di Francesca. La mano ha più tensione, è più forte, stringe, è appassionata e passionale. Le gambe sono allineate, la linea del sedere rende il fondoschiena più bello. I capelli di contro sono messi meno bene, meno in ordine che scendono. Le punte dei piedi non sono in tensione. Nella SECONDA percepisco meno forza, muscolatura, passione, ma più dolcezza, emozione dovuta alla mano appoggiata e non forzata, i capelli scendono giù meglio, i piedi sono più aggraziati. In questo caso devo SCEGLIERE tra la forza, l’impeto e la dolcezza. Ecco che il messaggio cambia .
Francesca Dagrezio insegnante di posa di Scuola di Boudoir
Insita nella fotografia Boudoir c’è sicuramente una componente di ritratto, non si può scindere, approfondiamo quindi per un attimo cosa vuol dire ritratto. Ritrarre è questione di seduzione! La frase può apparire alquanto bizzarra, in realtà è il segreto forse più importante che gran parte delle persone che si approcciano al ritratto non considerano minimamente. Un buon seduttore è colui che ha interesse verso la persona, dimostra curiosità, pone domande, la osserva e cerca di coglierne la personalità. Il tono di voce, l’atteggiamento è rilassato, accogliente, non prevarica.
Se pensiamo al venditore, i primi insegnamenti in fatto di vendita sono quelli di mostrare curiosità verso il cliente, sondare quali sono gli interessi e puntare su quelli per avvicinarsi ed entrare in empatia. Se ci pensiamo è vero, diamo fiducia all’altro quando ci sentiamo ascoltati, compresi, capiti, accettati.
Il ritratto a differenza degli altri generi fotografici parla del soggetto, scontato direte voi eppure per raccontare ciò che abbiamo di fronte dobbiamo conoscerlo, altrimenti avremo una foto superficiale, vuota, che non racconta e non emoziona.
Come nella fotografia sportiva è necessario conoscere le dinamiche del gioco che si va a fotografare; come in un evento folcloristico o un reportage si deve conoscere ed anticipare ciò che avverrà per essere pronti a raccontarne gli sviluppi e i punti di vista differenti; come nel fotografare un certo animale bisogna informarsi su abitudini, tempi, nel ritratto sembra che la conoscenza del soggetto sia un elemento scontato o da non prendere in considerazione.
Ecco che l’errore più frequente che vedo ai miei corsi è proprio quello di dimenticarsi della persona e iniziare a scattare. Ma scattare cosa ? Non si chiede il nome, non si parla, non ci si interessa, non si comunica ciò che si vorrebbe avere dalla fotografia che si ha in mente, lasciando il soggetto abbandonato a se stesso come fosse in mezzo al mare. Chiedendo ai modelli, la sensazione più volte vissuta e riferita è proprio questa : l’abbandono in mezzo al mare, con una persona che scatta e non dice nulla se non parole come “alza il braccio, guarda fuori, gira la testa, siediti, stai in piedi.”
Se fotografiamo una partita di tennis, raccontiamo il nostro punto di vista, così se fotografiamo un cane che corre, ma la pallina da tennis ci comunica qualcosa ? Il cane che corre, l’atto degli arti tesi comunica qualcosa a noi che fotografiamo? Personalmente il ritratto lo intendo come un incontro, che può durare una frazione di secondo o di più, è un contatto, una connessione che si crea tra due persone, due anime, due sensibilità, due mondi. E’ un atto d’amore perché in quell’istante decidiamo insieme di venirci incontro l’uno verso l’altro, di comprenderci, di capirci, accettarci, INCONTRO che può avvenire solo con generosità, dandosi e anche perdendoci. Ecco che se non c’è interesse, se non si ha voglia di conoscere la persona che abbiamo di fronte, non abbiamo voglia di violentarci per la nostra timidezza che ci blocca, se non proviamo a conoscerla e a capirla, il ritratto non potrà mai esserci. E’ sicuramente uno scambio che tuttavia è diretto da un regista o da un seduttore: il ritrattista.
Ma non solo! Sedurre significa letteralmente portare a sé, ecco che se noi siamo dei seduttori potenziali, non solo riusciremo a conoscere la persona, creare quella fiducia necessaria, ma riusciremo anche a convincerla con il gioco, la leggerezza, il compiacimento delle nostre idee a far fare cose che inizialmente avrebbe rifiutato e questo semplicemente perché la persona si fida di noi e ha deciso di lasciarsi andare prendendo la nostra mano verso il salto nel buio che è il Ritratto.
E per ultimo ….. il ritratto è seduzione, è amore, perché l’oggetto del tuo amore anche solo di un istante, lo vuoi valorizzare, non lo vuoi imbruttire, schiacciare o rendere ridicolo o insignificante.
E non ci sono luci, flash, modelle professioniste esperte che tengano, se uno non si interessa a chi sta fotografando non potrà portare a casa un buon scatto che emoziona.
Ricordatevi che i complimenti e le lusinghe fanno pavoneggiare chiunque.
Ci sono due categorie di obiettivi: fissi (o obiettivi a focale fissa) e zoom. Uno dei vantaggi degli obiettivi fissi è la maggior nitidezza che offrono e le aperture più ampie rispetto agli zoom, mentre lo svantaggio è che dovrete avere più obiettivi fissi per coprire le stesse lunghezze focali di uno zoom, con la conseguenza di spendere più soldi, trasportare maggior attrezzatura e perdere più tempo nel cambio degli obiettivi stessi. Ad esempio uno zoom può andare da un 20 mm ad un 70 mm; con le ottiche fisseposso scegliere se usare un 20 mm, un 24 mm, un 30 mm, un 50 mm o un 70 mm. Ogni obiettivo ha la sua funzione e non ne esiste uno perfetto per ogni tipo di esigenza o situazione. Indipendentemente da che ottica usate, è consigliabile iniziare lo shooting partendo dai primi piani dove il trucco è ancora perfetto per poi procedere con inquadrature più ampie.
Le ottiche inferiori ai 30 mm non sono consigliate per la fotografia Boudoir, in quanto avvicinandovi al soggetto la distorsione creata per effetto del grandangolo è molto sgradevole e lo sfondo è decisamente troppo nitido. Solitamente questi obiettivi si usano per la fotografia d’interni, il reportage o i paesaggi, in cui la superficie fotografata viene ampliata.
50 mm fisso F/1.2 – F/1.4 Questa lente ha distorsioni minime e riproduce fedelmente ciò che vedete, può scattare in condizioni di luce bassa grazie all’elevata apertura di diaframma. Il 50 mm F/1.4 è più economico rispetto ad un F/1.2 ed è comunque un ottimo obiettivo,quindi consigliato per i ritratti e la fotografia Boudoir.
85 mm fisso F/1.2 – F/1.4 Questo è l’obiettivo utilizzato soprattutto per i primi piani e i dettagli del corpo. La caratteristica di quest’ottica è lo sfondo non a fuoco dovuta alla bassa profondità di campo, con immagini “burrose” , l’effetto è una pelle perfetta e sensuale, utile anche per nascondere qualche inestetismo del corpo. Le uniche controindicazioni riguardano lo spazio a disposizione e il prezzo: se vorrete un piano un po’ più lungo sul soggetto, non riprendendo quindi solo il viso ma tutto il corpo, avrete bisogno di uno spazio sufficiente in studio o nella location; questo obiettivo è nella fascia di prezzo più cara, ma con l’apertura del diaframma F/1.8 rappresenta un’ottima alternativa più economica.
Zoom 24-70 mm fisso F/2 – F/2.8 . Se non possedete obiettivi fissi questo può fare al caso vostro perché soddisfa un pò tutte le esigenze e copre le varie lunghezze focali. Se avete poco spazio a disposizione è consigliabile, attenzione però alla distorsione se fotografate un soggetto da vicino.
Fattore di moltiplicazione Dopo aver elencato caratteristiche e controindicazioni dei vari obiettivi, bisogna tener conto però anche di un parametro che spesso non si conosce: il fattore di moltiplicazione. Gli obiettivi finora citati vengono montati su fotocamere con sensore Full Frame, in questo modo si ottiene una certa inquadratura; se però quello stesso obiettivo viene montato su una fotocamera con sensore APS (un es. è la Canon 7D) si ottiene un’inquadratura più stretta.
Tabella esemplificativa
Ottiche mm
Canon 5D
Canon 7D
sensore Full Frame
sensore APS-C
24 mm
24 mm
38,4 mm
30 mm
30 mm
48 mm
50 mm
50 mm
80 mm
85 mm
85 mm
136 mm
Nel caso della Canon si moltiplica x 1,6, della Nikon si moltiplica x 1,5, della Fujifilm si moltiplica x 1,5, della Olympus/Panasonic si moltiplica x 2,0. E’ molto importante conoscere il fattore di moltiplicazione della propria fotocamera, perché tutti i riferimenti, tipologie e caratteristiche di un obiettivo che vengono riportati sulle schede tecniche si basano sullo standard sensore Full Frame e non su altri.
Nei prossimi numeri parleremo dei vari tipi di luce, schemi luce, modificatori(softbox, beauty disch, pannello riflettente, ombrello). Differenza tra luce naturale e luce artificiale nella fotografia Boudoir. Come allestire un set fotografico, lingerie e abbigliamento consigliato per le diverse corporatura e molto altro ancora.
Tutti gli articoli fanno parte del libro di Micaela Zuliani “Fotografia Boudoir” Per acquistare i libri di Micaela Zuliani cliccare qui: https://www.micaelazuliani.com/librididattici
Non serve avere l’ultimo modello di fotocamera per realizzare fotografie interessanti, è importante come si scatta una foto, l’emozione che suscita, non il mezzo che si usa. Ma se avete dei soldi da spendere per un investimento migliorativo del vostro equipaggiamento, inizialmente più che sulla fotocamera vi consiglio di spendere soldi sulle ottiche fisse con una buona apertura di diaframma. Entrare in sintonia col soggetto che abbiamo di fronte, creare quella complicità e fiducia che la faccia sentire a proprio agio, porre l’attenzione a pose valorizzanti e movimenti sensuali, sono tutti fattori che vengono prima della semplice attrezzatura. Si può avere la fotocamera più costosa, ma se non si sa guardare e cogliere la bellezza e l’unicità del soggetto, non si sarà mai in grado di ritrarlo. Luce ed attrezzatura vengono scelte in base al proprio stile, alle proprie esigenze. Per quanto mi riguarda dopo aver studiato e provato vari tipi di illuminazione, ho scelto di usare quasi esclusivamente la luce naturale,cambiando di conseguenza le mie ottiche e passando così dagli zoom alle focali fisse. Personalmente entrare in relazione col soggetto e concentrarmi su di esso,poter cogliere le sfumature dello sguardo, stare attenta alla postura del corpo, all’inquadratura, alle emozioni, rappresenta sicuramente la priorità senza dovermi distrarre dal resto. Spesso poi mi rivolgo a donne non professioniste, senza esperienza di posa e solitamente nervose ed impacciate davanti all’obiettivo. Il fatto di posare di fronte ad un’apparecchiatura complessa può contribuire ad intimorirle e a non farle sentire a proprio agio; inoltre un equipaggiamento minimalista aiuta negli spostamenti. Questi motivi mi hanno fatto preferire un corredo semplice e minimalista. L’attrezzatura non è mai giusta o sbagliata, ma deve essere adatta a voi, alle vostre esigenze, stile, budget, ai vostri soggetti e all’ambiente in cui scattate; per capire quale attrezzatura fa al caso vostro un buon consiglio è quello di noleggiare varie ottiche e provarle prima di decidere di acquistarle. Iniziate con un corpo macchina alla volta, leggendo bene il manuale di istruzione e provandolo in più situazioni; solo dopo averlo sperimentato a sufficienza potete provarne un altro. La fotografia Boudoir richiede un investimento iniziale perché ci sono diverse spese da sostenere per gli accessori, l’arredamento dello studio, il materiale di scena. Spendere del denaro per un’attrezzatura che poi non usate è una scelta che può risultare azzardata e priva di senso. leggi l’articolo “quanto costa una fotografia boudoir”
Tutti gli articoli fanno parte del libro di Micaela Zuliani “Fotografia Boudoir” Per acquistare i libri di Micaela Zuliani cliccare qui: https://www.micaelazuliani.com/librididattici