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LA TIMIDEZZA NELLA FOTOGRAFIA, È UN OSTACOLO?

La timidezza può rappresentare un grande ostacolo per chi inizia a fotografare, ma è veramente un ostacolo ? Analizziamolo insieme.
Premetto che chi mi conosce oggi si stupisce quando svelo che sono stata molto timida e a tratti in alcune situazioni lo sono ancora, ma non lo do a vedere.
Se può servire come incoraggiamento vi dico che quando ho comprato la reflex, non avendo mai fotografato pensavo che andare in giro con questa macchina costosa significasse per chi guardava da lontano, essere bravo e un professionista, per cui per strada giravo con la fotocamera e se dovevo guardare il display per controllare la foto scattata, mettevo la mano sopra per nasconderla ai passanti perché avevo paura che fosse sovraesposta. Si perché ai passanti interessa cosa faccio io e ancora , i passanti vedono a raggi x la mia foto, no?! Ma sappiamo che quando uno è insicuro si inventa tutto nella propria testolina!
Una sera ricordo che sono andata a teatro a vedere un concerto e mi sono portata la mia fotocamera, era la prima volta che fotografavo un evento pubblico. Ho scoperto poi che era vietato ma qualche scatto l’ho fatto tutta piegata per non farmi beccare.
Non ci crederete ma dietro di me un signore mi fa “ma noo! io non metterei quelle impostazioni !!!!” e scoprire poi che era un fotografo o presunto tale. La mia paura si era materializzata, da non crederci  uahh ah ah ah 

Volevo sprofondare!
Continuo dicendovi che ho iniziato presto a fotografare le persone anche in studio per progetti artistici o sociali, non le conoscevo ma mi ero messa in testa come sfida che volevo in un breve tempo riuscire a raccontarle, valorizzarle, metterle a proprio agio senza sapere chi fossero e senza avere la padronanza della fotografia.
La passione per la fotografia era di gran lunga maggiore della mia timidezza, ma in qualche maniera la tensione doveva uscire e infatti per stress e timidezza sudavo.
Così mi ero organizzata con 3 magliette identiche che cambiavo durante lo shooting senza che le persone scoprissero il mio imbarazzo, anche perché ero io a dover rassicurare loro e non viceversa!
Un altro episodio che mi viene in mente è il primo workshop di ritratto che ho fatto, di due giorni in cui l’insegnante ci ha spronato a turno a farci fotografare per capire meglio cosa si provava. Bene…..quando è toccato a me, la 2° del giro, io sono diventata non rosso peperone ma blu, l’insegnante “carinamente” ha preso me come esempio di soggetto timido, volevo morire.
Tutto questo per dire cosa ? Che se l’ho superata io, la potete superare anche voi.
La timidezza certo può essere un ostacolo, ma dipende se la fate come amica o nemica.
Usarla come amica significa non nascondersi dietro ad essa, ma vederla come valore aggiunto di sensibilità, siete una persona sensibile e timida, non siete freddi, cinici, insensibili, arroganti. E consiglio vivamente di non nasconderlo agli altri, intendo dire che se vi trovate in un momento di imbarazzo, ditelo! “scusami ma sono all’inizio sto imparando” oppure ” sembro timido, in realtà è vero lo so e ci sto lavorando” o puntare sull’ironia e autoironia. Insomma se lo dichiarate che lo siete, la gente non solo apprezzerà la vostra sincerità ma farà in modo di farvi sentire meglio.
E poi scusate ma non siamo tutti uguali, non siamo robot e siete solo timidi, non avete ammazzato nessuno.
Ma vi dico anche che più vi sforzate di fotografare e di stare a contatto con le persone e più sarete meno timidi, prenderete coraggio e sicurezza ogni giorno di più.
Ci sono attori famosi che hanno iniziato a fare recitazione proprio per superare questo problema e nessuno lo immaginerebbe.
Ciò che allontana le persone e fa si che un ritratto non venga bene è la distanza che si percepisce tra un soggetto e l’altro, se voi siete distanti, in imbarazzo sicuramente il vostro ritratto farà fatica a concretizzarsi e questo perché la famosa “connessione” non avviene, ma se voi dite al vostro soggetto ” perdonami ho problemi di timidezza, ma ti trovo molto interessante e vorrei fotografarti” vedrete all’istante che la persona si scioglierà perché avrete ammesso una vostra fragilità, lo avrete dichiarato, e al contempo l’interesse verso l’altro è maggiore da superare il vostro problema.
L’avrete conquistata all’istante e piano piano vedrete che la vostra timidezza si scioglierà da sola.
Diventa un ostacolo invece se la fate vostra nemica, se non vi mettete alla prova, se non la utilizzate per migliorare come persone, se vi chiudete ancora di più in voi stessi, allora si che diventa una strada senza uscita.
In bocca al lupo 😉

Autore: Micaela www.micaelazuliani.com

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Boudoir, erotismo, pornografia. Il confine dell’arte.

Il confine tra ritratto, fotografia sensuale, boudoir, erotismo, nudo, pornografia è molto labile, non è tanto il cosa si rappresenta (nudo o vestito) ma il come. Il come influenza enormemente il risultato, dando una accezione volgare o elegante all’opera realizzata. 
Un nudo ispirato alla scultura greca o alla pittura può essere estremamente elegante, armonico, un piacere da guardare. Anche il tipo di luce scelta incide nel risultato, ad esempio la luce naturale sembra una carezza sul corpo, sulla sinuosità della donna o dell’uomo ritratto. 
Al contrario un soggetto completamente vestito ma in pose eccessive, volgari, senza senso, imbruttiscono l’immagine finale. 
Poi certo può essere una scelta condivisibile o meno. 
Tinto Brass per alcuni può essere considerato volgare per altri semplicemente più fisico, audace, con una rappresentazione della donna più carnale, goduriosa e consapevole di sè mentalmente e nell’accettazione delle sue forme burrose. 
Ecco che la fotografia boudoir può essere essa stessa erotica, accentuando ad esempio l’intensità della seduzione dello sguardo ritratto. 
La domanda più ricorrente che mi sento fare sia ai corsi che tengo sia ai servizi fotografici commissionati è “Cosa vuol dire esattamente Boudoir?” oppure fotografi emergenti che si sentono criticati sui social perchè la loro fotografia per altri colleghi non sembra rientrare nella definizione di “foto boudoir”. 
Il problema è che siamo schiavi dell’etichetta, del così è definito (da altri), che non si è più liberi di sviluppare quell’apertura mentale necessaria per rappresentare le varie SFUMATURE della sensualità, dell’erotismo che convivono interiormente nel soggetto da ritrarre, ma anche in noi che creiamo.
Io intendo il Boudoir scevro da etichette, discriminazioni di taglie, età, abilità disabilità, ma si concentra nel racconto del soggetto nella sua unicità, evidenziandone l’aspetto sensuale, che può in alcuni giorni trasformarsi in erotico, audace o intimista. 
Ecco che nudo, erotismo, boudoir si sfiorano e si confondono perché ciò che conta alla fine è solamente rappresentare la Donna. 
Micaela Zuliani

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Il Boudoir nelle campagne sociali

Fino al 2016 nei libri di settore, riviste, ricerche su Google, il Boudoir veniva rappresentato solo con donne molto belle fisicamente, in alcuni casi molto truccate e molto ritoccate, offrendo un’idea di donna quasi perfetta. L’unica concezione che forse si faceva verso la donna “comune” era nei siti americani in cui venivano ritratte anche le donne con alcuni chili in più.
Quando ho deciso di realizzare il progetto Boudoir Disability ho fatto un’accurata ricerca constatando che sensualità, fotografia e disabilità erano 3 elementi che fino a quel momento non potevano coesistere insieme: nell’immaginario della gente, non solo in Italia ma proprio in tutto il mondo, accantonando un attimo il discorso cattiveria, bullismo, discriminazione, una donna o un uomo con disabilità proprio non si riusciva a immaginare che potesse essere sexy, tanto più in lingerie nel caso di una donna.
Quando Valentina Tomirotti mi ha contattato su messenger , mi stavo già occupando da diversi anni di fotografare in modo sensuale/sexy le donne senza esperienza di posa che mi commissionavano un servizio, e sebbene mi avesse chiesto delle foto di altra natura e vestita, ho trovato normale, naturale proporre ciò che già facevo con tutte le altre donne, con l’aggiunta non lo nascondo, di due caratteristiche che ci contraddistinguono a me e a Valentina: l’ironia e la provocazione.
Fino al 2016 le uniche foto fatte a donne con disabilità dallo stile sensuale erano sicuramente molto più coperte e dove la stampella non si vedeva nella fotografia o la donna era su un letto ma se non leggevi il testo non si capiva che aveva una disabilità.
Ognuno ha il proprio stile e la propria comunicazione, io sono per il dire le cose in modo sincero, onesto, esiste parliamone! tanto più se vuoi informare non puoi fare le cose a metà ed è per questo che sono sempre stata contraria a campagne sociali dove la stampella veniva nascosta, perchè il messaggio così facendo era ambiguo e potevi capirlo solo leggendo il testo, quindi la fotografia aveva perso la sua efficacia.
Grazie al progetto Boudoir Disability che ha avuto riconoscimenti nazionali e internazionali, sia prima con Valentina Tomirotti, sia poi con le donne che l’hanno seguita nelle mie campagne di sensibilizzazione, si è potuto rappresentare una donna che esiste nel mondo, che ha le sue esigenze di essere donna, esigenze di voler essere sensuale, di avere una sana e soddisfacente sessualità, di essere considerata a tutti gli effetti normale, anche se ad esempio una malattia o un incidente all’improvviso della loro vita l’hanno fatta ammalare o decidere di amputare una gamba. E’ rimasta donna.
Ho voluto utilizzare proprio la libertà e la forza irriverente del Boudoir per affrontare il tema della disabilità associata alla sensualità da troppi discriminata; un progetto sociale che ha cambiato non solo il modo di “vedere” le donne con disabilità ma la fotografia Boudoir stessa.
Se prima infatti il Boudoir era una fotografia di nicchia, oggi risulta popolare ovvero per tutti. La Libertà di poter essere se stesse in modo autentico senza sottostare ai clichè imposti dalla società, per una volta ha prevalso.
Ma come in un altro articolo parlavo della distinzione tra sensualità, erotismo, pornografia e ciò che non è tanto cosa si fotografa ma il come si fotografa, anche qui apro ad un’ulteriore riflessione.
Prima di fare campagne sociali pongo molta attenzione su cosa voglio comunicare e a chi voglio rivolgermi. Se voglio stordire, spaventare, incuriosire, avvicinare. Il mio modo di fare campagne sociali è diretto, ti mostro subito quello che tutti hanno timore di guardare, non mi nascondo e non nascondo il soggetto, ma ciò che secondo me fa la differenza è il modo : non spavento, non drammatizzo, non punto i riflettori su cicatrici, tagli, ma accompagno lo spettatore per mano e gli do il tempo di realizzare e dopo se vuole approfondire. E’ una scelta mirata, decisa perchè il mio scopo appunto è avvicinare e non allontanare spaventando.
Domani sarò all’università di Siena, all’evento “Comizi d’amore” e parlerò insieme all’illustratrice di arte erotica Luisa Cittone, nome d’arte Supercittons del potere della fotografia e dell’arte nella comunicazione, nell’immaginario della donna e nella società. Un dibattito aperto con i ragazzi dell’università sulla femminilità, sulla sessualità, sulla disabilità e sulle campagne sociali, l’importanza della comunicazione in esse.

Ho visto la fotografia di Kirstie Ennis, (la 1° sotto) uno straordinario esempio positivo di donna e seppur bellissima in termini di sensualità, luce, gioco cromatico, mi ha infastidito, allontanato, ritratto. Mi sono confrontata con altre persone ritenendo di essere forse troppo sensibile come operatrice del sociale, tuttavia mi hanno confermato la stessa reazione di disagio.
Uno potrebbe dire “l’importante è che se ne parli ” ma è sempre vero ?
Io penso che una campagna sociale debba avere come unico scopo informare, ma per informare con il testo allegato, portare a leggere il contenuto alle persone, ci devi arrivare, se queste si ritraggono e chiudono prima e magari si rafforza l’idea di chiusura mentale verso certi temi, addirittura potrebbe essere controproducente la campagna sociale.
Occupiamoci sempre di informare, ma non sottovalutiamo l’effetto che può creare sul pubblico. Poi ovviamente ognuno ha il proprio stile.

Sotto alcune fotografie Boudoir sociali


Kirstie Ennis
Boudoir Disability con Valentina Tomirotti
Boudoir Disability
Boudoir Disability
Boudoir Disability
Boudoir Disability
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IL RITRATTO E’ SEDUZIONE

Insita nella fotografia Boudoir c’è sicuramente una componente di ritratto, non si può scindere, approfondiamo quindi per un attimo cosa vuol dire ritratto.
Ritrarre è questione di seduzione!
La frase può apparire alquanto bizzarra, in realtà è il segreto forse più importante che gran parte delle persone che si approcciano al ritratto non considerano minimamente.
Un buon seduttore è colui che ha interesse verso la persona, dimostra curiosità, pone domande, la osserva e cerca di coglierne la personalità.
Il tono di voce, l’atteggiamento è rilassato, accogliente, non prevarica.

Se pensiamo al venditore, i primi insegnamenti in fatto di vendita sono quelli di mostrare curiosità verso il cliente,  sondare quali sono gli interessi e puntare su quelli per avvicinarsi ed entrare in empatia.
Se ci pensiamo è vero, diamo fiducia all’altro quando ci sentiamo ascoltati, compresi, capiti, accettati.

Il ritratto a differenza degli altri generi fotografici parla del soggetto, scontato direte voi eppure per raccontare ciò che abbiamo di fronte dobbiamo conoscerlo, altrimenti avremo una foto superficiale, vuota, che non racconta e non emoziona.

Come nella fotografia sportiva è necessario conoscere le dinamiche del gioco che si va a fotografare; come in un evento folcloristico o un reportage si deve conoscere ed anticipare ciò che avverrà per essere pronti a raccontarne gli sviluppi e i punti di vista differenti; come nel fotografare un certo animale bisogna informarsi su abitudini, tempi, nel ritratto sembra che la conoscenza del soggetto sia un elemento scontato o da non prendere in considerazione.

Ecco che l’errore più frequente che vedo ai miei corsi è proprio quello di dimenticarsi della persona e iniziare a scattare. Ma scattare cosa ?
Non si chiede il nome, non si parla, non ci si interessa, non si comunica ciò che si vorrebbe avere dalla fotografia che si ha in mente, lasciando il soggetto abbandonato a se stesso come fosse in mezzo al mare.
Chiedendo ai modelli, la sensazione più volte vissuta e riferita è proprio questa : l’abbandono in mezzo al mare, con una persona che scatta e non dice nulla se non parole come “alza il braccio, guarda fuori, gira la testa, siediti, stai in piedi.”

Se fotografiamo una partita di tennis, raccontiamo il nostro punto di vista, così se fotografiamo un cane che corre, ma la pallina da tennis ci comunica qualcosa ? Il cane che corre, l’atto degli arti tesi comunica qualcosa a noi che fotografiamo?
Personalmente il ritratto lo intendo come un incontro, che può durare una frazione di secondo o di più, è un contatto, una connessione che si crea tra due persone, due anime, due sensibilità, due mondi. E’ un atto d’amore perché in quell’istante decidiamo insieme di venirci incontro l’uno verso l’altro, di comprenderci, di capirci, accettarci, INCONTRO che può avvenire solo con generosità, dandosi e anche perdendoci.
Ecco che se non c’è interesse, se non si ha voglia di conoscere la persona che abbiamo di fronte, non abbiamo voglia di violentarci per la nostra timidezza che ci blocca, se non proviamo a conoscerla e a capirla, il ritratto non potrà mai esserci.
E’ sicuramente uno scambio che tuttavia è diretto da un regista o da un seduttore: il ritrattista.

Ma non solo! Sedurre significa letteralmente portare a sé, ecco che se noi siamo dei seduttori potenziali, non solo riusciremo a conoscere la persona, creare quella fiducia necessaria, ma riusciremo anche a convincerla con il gioco, la leggerezza, il compiacimento delle nostre idee a far fare cose che inizialmente avrebbe rifiutato e questo semplicemente perché la persona si fida di noi e ha deciso di lasciarsi andare prendendo la nostra mano verso il salto nel buio che è il Ritratto.

E per ultimo ….. il ritratto è seduzione, è amore, perché l’oggetto del tuo amore anche solo di un istante, lo vuoi valorizzare, non lo vuoi imbruttire, schiacciare o rendere ridicolo o insignificante.

E non ci sono luci, flash, modelle professioniste esperte che tengano, se uno non si interessa a chi sta fotografando non potrà portare a casa un buon scatto che emoziona.

Ricordatevi che i complimenti e le lusinghe fanno pavoneggiare chiunque.

Autore: Micaela: www.micaelazuliani.com

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Criteri per definire una foto Boudoir

Sembra che incasellare il Boudoir in qualcosa di ben specifico sia un’impresa impossibile. Già in un altro articolo ho espresso il mio personale punto di vista su cosa significa fotografia Boudoir, precisando che a mio avviso non si può stabilire con certezza, in quanto dipende da vari fattori, da come lo intende il fotografo, dalla cultura, dalla nazione in cui si vive e che i confini tra ritratto, erotismo e pornografia sono molto labili e probabilmente lo determina il COME si fa e il fine.
In Italia siamo più rigidi, forse perché rispetto all’America questo settore si è diffuso solo negli ultimi anni, e tutto ciò che non si conosce o si conosce poco, ha spesso bisogno di rassicurazioni e definizioni.
Se si parla con più fotografi si scoprirà che uno lo intende come fotografia da fare solo con luce naturale, in una stanza da letto, un altro con luce artificiale, in pose studiate sexy, chi lo rappresenta solo con donne “comuni” non modelle, chi opta per non fare post produzione e chi la fa anche troppa per offrire un’immagine migliore (seppur artificiosa) alla cliente.
Occupandomi di Fotografia Boudoir Italia magazine dedico ogni giorno del tempo per cercare fotografie del settore, condividendole al fine di creare una sorta di archivio visivo per tutti i fotografi e le modelle che si approcciano a questo tipo di fotografia e possono trarre ispirazione.
Un collega mi ha cazziato amabilmente 😉 perchè secondo lui certe fotografie erano troppo erotiche, o erano nudi, e questo perchè lui il Boudoir lo associa solo all’immagine americana della fotografia della donna inserita in un contesto elegante, lussuoso, con sguardi languidi o dolci ma mai troppo decisi.
Se mi chiedete cosa ne penso dico che la rivista pone come priorità il buon gusto, l’eleganza, ma punta anche ad offrire varietà, indispensabile a mio avviso ad ampliare visioni ed ispirazioni. Come persona già non sono una che sta troppo su un binario, mi piace spaziare, curiosare, e come titolare di una rivista credo sia doveroso da parte mia offrire contenuti vari, differenti per stile, approccio, intenzione, perché solo così si cresce, ci si evolve, si sperimenta. Ovviamente anch’io ho dei criteri di selezione tipo escludo le foto con una post produzione spinta e questo perché porto avanti la filosofia che la donna deve essere autentica e non una barbie, poi non mi piacciono le donne che vengono fotografate in una maniera troppo esplicita, volgare: ci sono già tanti canali di questo genere non voglio rimanere ancorata sul cliché che per rappresentare l’erotismo la donna per forza si debba toccare. Credo invece che il carisma, lo sguardo, l’uso consapevole delle mani, siano molto più potenti ed efficaci.
Quindi se mi chiedete cos’è per me la fotografia boudoir rispondo semplicemente che è prima di tutto un ritratto, ma che rispetto a quest’ultimo si evidenzia l’aspetto sensuale del soggetto, che può a seconda dei casi essere più marcato trasformandosi in erotismo.
Noi non siamo mai solo una cosa, ma cambiamo a seconda del momento, dello stato d’animo, così la cliente.
Sebbene io abbia le idee abbastanza chiare su come voglio rappresentare la MIA fotografia boudoir, non vi nascondo che in certi giorni i dubbi ritornano, soprattutto quando mi confronto con il Boudoir estero.
L’anno scorso al concorso internazionale di Boudoir fotografi dell’AIBP tra il 6° e il 10° posto ha vinto questa fotografia che vedete sotto.
Se ragiono con una mentalità chiusa, italiana, penso: sott’acqua, lui semisvestito, lei con un velo. Ma se mi chiedo “rappresenta la sensualità?” dico di si. certo è una fotografia di settore un po’ inusuale.

Ieri stessa riflessione: un fotografo Master pluripremiato che si occupa soprattutto di ritratti, ha pubblicato in Boudoir International una foto “ART BOUDOIR” .

Dovendo oggi pensare a quali immagini inviare al concorso annuale internazionale di Boudoir sono entrata un po’ in crisi, avrei voluto scegliere questa fotografia dall’album EVAnescenza perché se devo basarmi sul concetto se esprima sensualità, dico di si, ma credo che rischierei di andare fuori tema, anche se guardando queste due foto non ne ho la certezza.
Alla fine ci sono tanti ritratti che possono essere inseriti anche come foto boudoir e viceversa..insomma un po’ di casino c’è non lo nego, ma se pensiamo che già nell’800 c’erano diatribe tra arte e fotografia forse dobbiamo solo rassegnarci alla libertà di espressione artistica.
Autore: Micaela www.micaelazuliani.com

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CODICE ETICO E SUGGERIMENTI ANTI MOLESTIE

Oggi vorrei affrontare due temi di cui si parla poco, con risvolti a volte pericolosi.
Sappiamo bene che ci sono purtroppo tanti uomini che si improvvisano fotografi avendo come unico interesse quello di attirare e nei casi più gravi molestare le donne.
Come sappiamo anche che ci sono tante donne e ragazzine che vanno agli incontri con sconosciuti in modo assolutamente sprovveduto, direi incosciente.
Da donna emancipata e da fotografa non dico che sia sbagliato vivere le proprie esperienze fotografiche ma ecco qualche consiglio che mi sento di darvi:
Il primo punto lo considero il più importante e a cui investire del tempo.
1) Approfondite la conoscenza del fotografo, scrivete su google nome e cognome per vedere se ci sono recensioni negative, valutate con attenzione le foto che spesso parlano da sole in termini di professionalità, qualità, chiedete informazioni alle donne precedentemente fotografate.
Spesso i fotografi amatoriali con altre intenzioni si riempiono la bocca, facendovi credere che lavorano nel mondo dello spettacolo/agenzie famose e che vi faranno trovare lavoro.
Se questo è vero, ne avete conferma dal nome ripetuto in più e più pagine di google, leggete cosa ha fatto in questi anni, se ha canali social e un sito aggiornato.
Spesso dopo una ricerca di 20 secondi si smontano fotografi “conosciuti” a livello internazionale che guarda caso hanno solo fotografato una donna alla sagra della porchetta lombarda. 😉 I professionisti hanno tutto il vantaggio di usare internet come vetrina, se non c’è la vetrina qualcosa non torna. E personalmente diffido anche dai profili chiusi di instagram o account senza immagini vere della persona. Se io modella devo investire il mio tempo e fidarmi di un fotografo, deve essere una persona che non si nasconde. E i professionisti se sono in buona fede non si nascondono.
2) Non date il vostro cellulare, ma comunicate via direct su instagram o messenger su facebook , fino a quando non siete sicure di conoscerlo.
3) Dato che per legge se uno vuole pubblicare le vostre foto deve farvi firmare una liberatoria, prima di andare all’incontro fatevene inviare una anche con i suoi dati, così da averli e firmare la liberatoria successivamente.
3) Andate accompagnate: se questo storcia il naso le possibilità sono due o non ama il pubblico, (come me) oppure ha altre intenzioni.
Io non amo avere accompagnatori, il più delle volte gli dico di tornare dopo un’ora o due, (mi odiano, lo so!!! ) e spiego il motivo ovvero che se avessi persone vicino, la connessione tra me e il soggetto non si creerebbe, inoltre la donna con un uomo presente cambia, anche solo inconsapevolmente.
Però è anche vero che il mio studio è in uno stabile con un bel via vai, c’è un portinaio che osserva tutti coloro che entrano, insomma non è sperduto nel bosco, e soprattutto se uno fa una ricerca su di me su google capisce che sono una persona affidabile, quindi torniamo all’importanza del 1° punto.
Certo uno potrebbe inventarsi una doppia personalità, ma evitiamo ora di fasciarci troppo la testa in negativo e rimaniamo semplicemente nel pensare a delle accortezze per essere più sicure.
4) inviate sempre la vostra posizione quando andate agli appuntamenti ad una persona di fiducia.
5) è necessario un incontro al bar qualche giorno prima delle riprese ? questo a vostra discrezione, se avete tempo bene, ma il vedersi al bar secondo me non è un grosso deterrente. In più io evito sempre perchè non ho tempo, se dovessi incontrare al bar tutte le persone che fotografo non avrei più tempo per altro. Diciamo che il bar lo lascio per quei progetti sociali o artistici complessi dove bisogna elaborare insieme la struttura del lavoro.
6) evitate come primo shooting luoghi appartati, bosco, motel, e orari assurdi.
Se un fotografo ci tiene a voi ed è professionale, sarà lui stesso a non mettervi in situazioni ambigue o troverà dei compromessi tra le vostre esigenze di rassicurazione e le sue lavorative.
RICORDATEVI : basta una volta vissuta male….evitiamo di creare questa volta.

Altro tema che mi sta a cuore: A CHE ETA’ SI PUO’ FOTOGRAFARE BOUDOIR?
Ci sono tante ragazzine anche di 14, 15 anni che per vari motivi, accettano di farsi fotografare dal primo fotografo che incontrano, andando in boschi sperduti o in motel.
Premessa che fotografare minorenni svestite o in pose sexy è punibile dalla legge, in caso di maggiorenni consiglio alle donne di rivolgersi a fotografi professionisti oltre ad un discorso di professionalità anche per una maggiore sicurezza.
Un fotografo che possiede lo studio, ha un’attività avviata raramente vuole rischiare con recensioni o denunce, sebbene c’è sempre l’eccezione alla regola.
Aggiungo inoltre che personalmente sono contraria a fotografare donne nude o anche solo in lingerie sotto i 20 anni, questo perchè ritengo che sia ancora troppo presto, lo trovo inadeguato, non adatto all’età, salvo casi eccezionali in cui approfondendo la conoscenza noto una maturità più sviluppata della donna.
Questa è ovviamente una mia scelta, come titolare di Portrait de Femme e come Scuola di Boudoir. Ho rifiutato due contratti in questi anni, ma credo fortemente che i valori di un brand siano fondamentali ed apprezzati dai clienti in genere.

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OBIETTIVI A CONFRONTO

Ci sono due categorie di obiettivi: fissi (o obiettivi a focale fissa) e zoom.
Uno dei vantaggi degli obiettivi fissi è la maggior nitidezza che offrono e le aperture più ampie rispetto agli zoom, mentre lo svantaggio è che dovrete avere più obiettivi fissi per coprire le stesse lunghezze focali di uno zoom, con la conseguenza di spendere più soldi, trasportare maggior attrezzatura e perdere più tempo nel cambio degli obiettivi stessi.
Ad esempio uno zoom può andare da un 20 mm ad un 70 mm; con le ottiche fisseposso scegliere se usare un 20 mm, un 24 mm, un 30 mm, un 50 mm o un 70 mm.
Ogni obiettivo ha la sua funzione e non ne esiste uno perfetto per ogni tipo di esigenza o situazione.
Indipendentemente da che ottica usate, è consigliabile iniziare lo shooting partendo dai primi piani dove il trucco è ancora perfetto per poi procedere con inquadrature più ampie.

Le ottiche inferiori ai 30 mm non sono consigliate per la fotografia Boudoir, in quanto avvicinandovi al soggetto la distorsione creata per effetto del grandangolo è molto sgradevole e lo sfondo è decisamente troppo nitido.
Solitamente questi obiettivi si usano per la fotografia d’interni, il reportage o i paesaggi, in cui la superficie fotografata viene ampliata.

50 mm fisso F/1.2 – F/1. 4
Questa lente ha distorsioni minime e riproduce fedelmente ciò che vedete, può scattare in condizioni di luce bassa grazie all’elevata apertura di diaframma.
Il 50 mm F/1.4 è più economico rispetto ad un F/1.2 ed è comunque un ottimo obiettivo,quindi consigliato per i ritratti e la fotografia Boudoir.

85 mm fisso F/1.2 – F/1.4
Questo è l’obiettivo utilizzato soprattutto per i primi piani e i dettagli del corpo. La caratteristica di quest’ottica è lo sfondo non a fuoco dovuta alla bassa profondità di campo, con immagini “burrose” , l’effetto è una pelle perfetta e sensuale, utile anche per nascondere qualche inestetismo del corpo. Le uniche controindicazioni riguardano lo spazio a disposizione e il prezzo: se vorrete un piano un po’ più lungo sul soggetto, non riprendendo quindi solo il viso ma tutto il corpo, avrete bisogno di uno spazio sufficiente in studio o nella location; questo obiettivo è nella fascia di prezzo più cara, ma con l’apertura del diaframma F/1.8 rappresenta un’ottima alternativa più economica.

Zoom 24-70 mm fisso F/2 – F/2.8 .
Se non possedete obiettivi fissi questo può fare al caso vostro perché soddisfa un pò tutte le esigenze e copre le varie lunghezze focali.
Se avete poco spazio a disposizione è consigliabile, attenzione però alla distorsione se fotografate un soggetto da vicino.

Fattore di moltiplicazione
Dopo aver elencato caratteristiche e controindicazioni dei vari obiettivi, bisogna tener conto però anche di un parametro che spesso non si conosce: il fattore di moltiplicazione.
Gli obiettivi finora citati vengono montati su fotocamere con sensore Full Frame, in questo modo si ottiene una certa inquadratura; se però quello stesso obiettivo viene montato su una fotocamera con sensore APS (un es. è la Canon 7D) si ottiene un’inquadratura più stretta.

Tabella esemplificativa


Ottiche mmCanon 5DCanon 7D
 sensore Full Framesensore APS-C
24 mm24 mm38,4 mm
30 mm30 mm48 mm
50 mm50 mm80 mm
85 mm85 mm136 mm

Nel caso della Canon si moltiplica  x 1,6, della Nikon si moltiplica x 1,5, della Fujifilm si moltiplica x 1,5, della Olympus/Panasonic si moltiplica  x 2,0.
E’ molto importante conoscere il fattore di moltiplicazione della propria fotocamera, perché tutti i riferimenti, tipologie e caratteristiche di un obiettivo che vengono riportati sulle schede tecniche si basano sullo standard sensore Full Frame e non su altri.


Nei prossimi numeri parleremo dei vari tipi di luce, schemi luce, modificatori(softbox, beauty disch, pannello riflettente, ombrello).
Differenza tra luce naturale e luce artificiale nella fotografia Boudoir.
Come allestire un set fotografico, lingerie e abbigliamento consigliato per le diverse corporatura e molto altro ancora.

Tutti gli articoli fanno parte del libro di Micaela ZulianiFotografia Boudoir” Per acquistare i libri di Micaela Zuliani cliccare qui: https://www.micaelazuliani.com/librididattici

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Attrezzatura per foto Boudoir

Non serve avere l’ultimo modello di fotocamera per realizzare fotografie interessanti, è importante come si scatta una foto, l’emozione che suscita, non il mezzo che si usa. 
Ma se avete dei soldi da spendere per un investimento migliorativo del vostro equipaggiamento, inizialmente più che sulla fotocamera vi consiglio di spendere soldi sulle ottiche fisse con una buona apertura di diaframma. 
Entrare in sintonia col soggetto che abbiamo di fronte, creare quella complicità e fiducia che la faccia sentire a proprio agio, porre l’attenzione a pose valorizzanti e movimenti sensuali, sono tutti fattori che vengono prima della semplice attrezzatura.
Si può avere la fotocamera più costosa, ma se non si sa guardare e cogliere la bellezza e l’unicità del soggetto, non si sarà mai in grado di ritrarlo.
Luce ed attrezzatura vengono scelte in base al proprio stile, alle proprie esigenze. Per quanto mi riguarda dopo aver studiato e provato vari tipi di illuminazione, ho scelto di usare quasi esclusivamente la luce naturale,cambiando di conseguenza le mie ottiche e passando così dagli zoom alle focali fisse.
Personalmente entrare in relazione col soggetto e concentrarmi su di esso,poter cogliere le sfumature dello sguardo, stare attenta alla postura del corpo, all’inquadratura, alle emozioni, rappresenta sicuramente la priorità senza dovermi distrarre dal resto. Spesso poi mi rivolgo a donne non professioniste, senza esperienza di posa e solitamente nervose ed impacciate davanti all’obiettivo.
Il fatto di posare di fronte ad un’apparecchiatura complessa può contribuire ad intimorirle e a non farle sentire a proprio agio; inoltre un equipaggiamento minimalista aiuta negli spostamenti.
Questi motivi mi hanno fatto preferire un corredo semplice e minimalista.
L’attrezzatura non è mai giusta o sbagliata, ma deve essere adatta a voi, alle vostre esigenze, stile, budget, ai vostri soggetti e all’ambiente in cui scattate; per capire quale attrezzatura fa al caso vostro un buon consiglio è quello di noleggiare varie ottiche e provarle prima di decidere di acquistarle.
Iniziate con un corpo macchina alla volta, leggendo bene il manuale di istruzione e provandolo in più situazioni; solo dopo averlo sperimentato a sufficienza potete provarne un altro. La fotografia Boudoir richiede un investimento iniziale perché ci sono diverse spese da sostenere per gli accessori, l’arredamento dello studio, il materiale di scena. Spendere del denaro per un’attrezzatura che poi non usate è una scelta che può risultare azzardata e priva di senso.
leggi l’articolo “quanto costa una fotografia boudoir” 

Tutti gli articoli fanno parte del libro di Micaela ZulianiFotografia Boudoir” Per acquistare i libri di Micaela Zuliani cliccare qui: https://www.micaelazuliani.com/librididattici

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