Fin dal 500 nella pittura si è ritratta la donna in pose sensuali, immagini intimiste, pensiamo ad esempio a Tiziano, Rembrandt, Renoir, Rubens, Velasquez, Coubert solo per citare alcuni nomi.
Il nudo femminile nella fotografia si è affermato immediatamente dopo l’invenzione del processo fotografico del dagherrotipo, inventato da Louis Daguerre.



I primi dagherrotipi di nudi
Agli albori della fotografia, metà Ottocento, i primi nudi femminili, ritratti con il metodo di Daguerre, erano indirizzati prevalentemente ai pittori, in modo da riprodurre la figura umana senza aver bisogno di una modella presente.
I primi fotografi erano ex pittori, tra cui Auguste Belloc, Felix Jacques Antoine Moulin, Eugène Durieu e Vallou de Villeneuve.
Nella seconda metà dell’Ottocento in Francia apparirono le prime cartoline con nudi femminili. La circolazione di queste cartoline fu al centro di molte controversie e in molti paesi vennero censurate. Nei paesi anglosassoni per definire le fotografie di nudi femminili si usava l’eufemismo “French Postcard”.
Ma facciamo un passo indietro e capiamo innanzitutto come viveva la donna e come veniva rappresentata.
Alla fine dell’800 in Francia vi erano due tipologie di donne: da una parte le donne docili, segregate in casa, senza alcuna indipendenza e completamente sottomesse agli uomini, dall’altra un mondo sommerso di perversioni e piaceri sessuali dove gli uomini potevano sfogare i loro istinti trattando le donne come oggetti e le donne potevano fare lo stesso stando ben attente a non farsi scoprire. Le uniche in grado di sopravvivere in questo scenario erano quelle donne dotate di un carattere forte disposte ad andare contro le convenzioni sociali.
Il boudoir era un naturale riflesso della sensualità femminile di queste donne, della cura del proprio corpo, della propria bellezza. Un eccesso di civetteria femminile, dove la donna si circondava di tutte le cose che riuscivano a darle piacere, non ultimi gli uomini.
[Come diceva Simone de Beauvoir ne Il secondo sesso, “tutto ciò che è femminile è frivolo, infantile e irresponsabile”].
Appare pertanto chiaro quanto il boudoir fosse un capriccio tutto femminile, un luogo dove la donna poteva invitare l’uomo nei propri spazi più intimi, nelle proprie camere da letto e quanto rappresentava un’arma di seduzione oltre al corpo e all’avvenenza femminile. “La donna diveniva vera e propria componente dello spazio del boudoir, e questo si completava in lei, in una simbiosi erotica senza precedenti.“
Con la nascita della fotografia, ma soprattutto con l’invenzione nel 1848 della lente per ritratti, realizzata da André Adolphe Eugène Disderi, il ritratto fotografico si diffuse rapidamente: grazie a questo obiettivo i tempi di esposizione e quindi di scatto si ridussero in maniera sostanziale.
Nacquero cosi le CARTE DE VISITE, immagini su cui venne montato un cartoncino con scritto il nome dello studio, il luogo della ripresa, il titolo della fotografia e altre indicazioni, il tutto ad un quinto del costo di un ritratto fotografico tradizionale.
Queste informazioni servirono per creare si la concorrenza tra uno studio fotografico e l’altro, ma soprattutto esprimevano il desiderio da parte del fotografo di firmare, come artista, la propria opera.
L’utilizzo di obiettivi più veloci e con lunghezze focali più corte rese possibile una maggior flessibilità nella scelta delle pose che fino ad allora privilegiavano la figura a mezzo busto. Si cominciò a ritrarre con più facilità i soggetti a figura intera e con posture che simulavano dinamicità, anticipando così, almeno esteticamente, l’istantanea.
Successivamente conquistano il mercato le CABINET CARDS dal formato più grande (11x17cm) soppiantando le carte inventate da Disderi.
Agli inizi del Novecento le macchine da presa videro un costante miglioramento tecnologico, tra cui l’invenzione del 35 mm da parte di Oskar Barnack. Con la comparsa delle macchine fotografiche compatte, divenne più facile ritrarre il nudo anche in spazi pubblici, come i parchi.
I fotografi più noti dei primi decenni del Novecento furono John Ernest Joseph Bellocq, Julian Mandel e Arundel Holmes Nicholls. Il fotografo statunitense John Ernest Joseph Bellocq è ricordato per aver fotografato le prostitute di New Orleans. Contrariamente ai nudi femminili dell’epoca, sempre ritratti in posizione goffa, i nudi di Bellcq si caratterizzarono per essere in una posizione più realistica e rilassata.
Il tedesco Julian Mandel diventò famoso per le sue fotografie di forme femminili ritratte in spazi aperti. Un altro fotografo che ritrasse le figure femminili all’aperto fu Arundel Holmes Nicholls.
Nudo femminile di John Ernest Joseph Bellocq del 1920
Nel primo Novecento, con l’affermazione dei movimenti artistici (le Avanguardie, il Surrealismo e il Dadaismo), il nudo femminile in fotografia divenne una vera e propria espressione d’arte. Tra i più celebri fotografi americani si può citare Edward Weston, Imogen Cunningham e Man Ray.
I nudi femminili di Weston e Cunningham venivano ritratti in forme geometriche: Weston ritraeva i nudi femminili senza mostrare il viso, Cunningham, invece ritraeva il corpo nudo tenendo fuori dall’immagine gli arti (come ad esempio nella Venus de Milo).
I fotogrammi di Man Ray rappresentavano torsi nudi.
Le fotografie di nudo femminile in Europa nel periodo tra le due guerre furono molto varie nello stile, alcuni fotografi continuavano con le forme del pittorialismo per evitare le implicazioni sessuali, altri iniziarono a sperimentare nuovi stili e forme concettuali.
Helmut Newton descriveva i suoi nudi femminili come simbolo di libertà. Jan Saudek fotografò donne di ogni età e di ogni forma fisica.
Se vuoi approfondire la storia dei primi ritratti fotografici, leggi qui
Photography – Il libro completo sulla storia della fotografia di Tom Ang – Gribaudo.
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